sabato 11 febbraio 2017

Legge Mancino. Aggiornamento.

Palermo. Colui che firmò la legge Mancino.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/02/10/news/mancino_in_aula_bunker_con_la_trattativa_non_c_entro_niente_-157983700/?ref=HREC1-25

 Dice di essere stato sempre uno dei più convinti sostenitori del carcere duro (“Fu l’allora ministro della Giustizia Conso in assoluta autonomia a decidere la mancata proroga del 41 bis per 140 mafiosi, come lui stesso ha sempre detto”). Nega di aver mai saputo dal ministro Martelli del dialogo segreto fra i carabinieri e Vito Ciancimino (“Non mi parlo’ dei comportamenti del Ros” e ancora: “Nessuno, dico nessuno, mi ha mai parlato di Ciancimino”). L’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino,  imputato di falsa testimonianza nel processo “Trattativa Stato-mafia”, chiede alla corte d’assise di fare una lunga dichiarazione spontanea.  Prima, pero’, il presidente Alfredo Montalto gli chiede se consente ad essere sottoposto all’interrogatorio chiesto dai pubblici ministeri. “Non acconsento”, dice Mancino. E inizia il suo monologo nell’aula bunker dell’Ucciardone.

Mancino, che siede accanto a uno dei suoi legali, Massimo Krogh, ripercorre gli incarichi in tanti anni di carriera politica, poi ribadisce il suo impegno contro le cosche. In un passaggio ripercorre le intercettazioni con l’allora consigliere giuridico del presidente della Repubblica, Loris D’Ambrosio, quelle in cui parlava dell’indagine di Palermo. “Nulla si rileva di irrituale nelle conversazioni”, taglia corto. “Ignaro di essere intercettato ho sempre detto al dottore D’Ambrosio che nè Scalfaro, nè Parisi mi hanno mai parlato di ammorbidimento del regime del 41 bis”.

Mancino attacca poi il superteste della procura Massimo Ciancimino, oggi presente in aula nelle veste di detenuto: “Avevo già inviato alla procura di Palermo una denuncia querela per il reato di calunnia e falsa testimonianza. Silenzio dagli uffici”. L’ex ministro dell’Interno bacchetta anche l’ex pm Antonio Ingroia: “Solo lui, oggi avvocato, potè temerariamente sostenere che la sua attendibilità sarà dalla procura valutata di volta in volta… mi limito a fare presente che Massimo Ciancimino ha dichiarato più volte che suo padre gli aveva confidato che della trattativa Mancino era a conoscenza.  Mente”.
Mancino ritiene di essere rimasto vittima di “calunnia e millantato credito, a Riina qualcuno avrà pure fatto il mio nome. In mancanza di certezze probatorie è stato alimentato un teorema fondato sull’assoluta assenza di prove”.

LA REPLICA DI INGROIA
"L'ex ministro Mancino definisce temeraria la mia tesi secondo cui l'attendibilità delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino va valutata caso per caso, a seconda se le dichiarazioni sui singoli fatti siano state o meno riscontrate. Sul punto mi limito a ricordare che la cosiddetta attendibilità frazionata di testimoni e collaboratori di giustizia è stata più volte autorevolmente ribadita dalla Cassazione". Ingroia rilancia: "Continuo invece a ritenere davvero temeraria, o meglio spudorata, la pretesa di Mancino di essere creduto quando dice di non ricordare di avere incontrato e stretto la mano a Paolo Borsellino perché non lo conosceva 'fisicamente', visto che l'incontro è avvenuto il primo luglio 1992 quando era ministro dell'Interno e le foto di Borsellino erano sulle prime pagine di tutti i giornali nel momento in cui, a poche settimane dalla strage di Capaci, era considerato il naturale successore di Falcone e vittima predestinata ad essere uccisa della mafia, come puntualmente accadde poco dopo".

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