giovedì 23 febbraio 2017

Il termine clandestino è un reato punito con 14.000€ multa

MILANO.

La Lega Nord è stata condannata per il reato di discriminazione, per aver usato il termine 'clandestini' per indicare quelli che, a termini di legge, sono invece 'richiedenti asilo'. Lo stabilisce una sentenza del giudice Martina Flamini della prima sezione civile del tribunale ordinario di Milano, che ha condannato la Lega a pagare 10mila euro di danni (oltre a 4mila euro di spese processuali) "per il carattere discriminatorio e denigratorio dell'espressione clandestini” contenuta nei manifesti affissi nell'aprile scorso a Saronno. Una sentenza che potrebbe creare un precedente, visto che a partire dal segretario Matteo Salvini, molti esponenti del Carroccio definiscono i profughi come 'clandestini'.

Il processo - intentato da Asgi e Naga, due associazioni di volontariato - nasce da una vicenda del Comune brianzolo di Saronno, dove l'anno scorso la Caritas locale aveva chiesto al Comune - guidato dal sindaco leghista Alessandro Fagioli - le autorizzazioni per ospitare in un convento di suore 32 rifugiati. Il sindaco Fagioli aveva negato i permessi e rilasciato dichiarazioni trancianti contro i migranti: "Non voglio africani maschi vicino alle scuole dove vanno le nostre studentesse", aveva detto per motivare la sua opposizione. La sezione locale della Lega, il giorno dopo, aveva tappezzato il paese di manifesti contro i profughi, etichettandoli come 'clandestini' . 

La giudice spiega nell'ordinanza che "Il termine 'clandestino' ha una valenza denigratoria e viene utilizzato come emblema di negatività", poiché "contraddistingue il comportamento delittuoso (punito con una contravvenzione) di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del Testo Unico sull’immigrazione".

 "Con l’epiteto di 'clandestino' - spiega la sentenza pubblicata ieri - si fa chiaramente riferimento ad un soggetto abusivamente presente sul territorio nazionale, ed è idoneo a creare un clima intimidatorio (implicitamente avallando l’idea che i 'clandestini', non regolarmente soggiornanti in Italia, devono allontanarsi)". La giudice sottolinea che "contrariamente rispetto a quanto indicato nei manifesti per cui è causa, i 32 'clandestini' sono persone che, esercitando un diritto fondamentale, hanno chiesto allo Stato italiano di riconoscere loro la protezione internazionale". E aggiunge: "Gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello Stato italiano, perché temono a ragione di essere perseguitati o perché corrono il rischio effettivo in caso di rientro nel paese d’origine di subire un grave danno, non possono considerarsi irregolari e non sono, dunque, 'clandestini'". Chi affibbia loro quell'aggettivo, punta a discriminare persone che sono "in fuga per motivi di persecuzione" e a creare nei loro confronti un clima di pregiudizio.

Nella sentenza si fa riferimento alle frasi scritte sui 70 manifesti affissi a Saronno (dove poi il dormitorio per i profughi non è mai stato aperto): "L’espressione 'clandestini', evocando l’idea di persone irregolarmente presenti sul territorio nazionale – alle quali viene pagato “vitto, alloggio e vizi”, a costo di grandi sacrifici chiesti ai cittadini di Saronno, ai quali, invece, vengono tagliate le pensioni e aumentate le tasse – veicola l’idea fortemente negativa che i richiedenti asilo costituiscano un pericolo per i cittadini". Dunque, "emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione, che ha l’effetto non solo di violare la dignità degli stranieri, richiedenti asilo, appartenenti ad etnie diverse da quelle dei cittadini italiani, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti".

La Lega è stata condannata anche a pubblicare il provvedimento sui suoi siti Internet istituzionali, sulla Padania e su alcuni quotidiani nazionali per bilanciare gli effetti "dell'elevato contenuto discriminatorio delle espressioni contenute nei manifesti, della loro portata denigratoria, della loro idoneità a creare un clima fortemente ostile nei confronti dei richiedenti asilo". Soddisfatti gli avvocati ricorrenti per conto di Asgi (Associazione studi giudirici sull'immigrazione) e Naga: "Questa sentenza mette un punto fermo nell’uso comune del termine 'clandestino' del linguaggio politico nei confronti dei richiedenti asilo - sottolineano Albero Guariso e Livio Neri - chiarendo che non è lecito alla politica farlo con lo scopo di suscitare un clima che impedisca l’inserimento dei rifugiati nella collettività".


 http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/02/23/news/clandestini_lega_condanna_discriminazione_profughi-158956059/

1 commento: